Sono molto affezionato alle Città Invisibili di Italo Calvino nonostante non sia un gran lettore. Le cose che scrive generalmente mi piacciono. I suoi libri che non ho letto mi rassicurano: so che son lì e sono ragionevolmente mi daranno soddisfazioni. Preferisco dosarmeli con calma, uno ogni tanto.
Allo stesso modo mi son piaciute molto le sculture di Melotti "ingegnere di formazione e artista per vocazione" (difficile credere al caso), che ho visto al MART di Rovereto.
E mi è piaciuto molto anche Kalvingrad dei Masche, gruppo che chiamarei "free jazz" piemontese nato come un collettivo aperto (Anatrofobia, 3eem, Ex-p), a metà tra rock elettronico e improvvisazione, ora composto da quattro persone. cit. Bandcamp
Area Wallace Record aggiungo io.
Il disco, a partire da titolo, copertina e testi è molto ispirato alle Città Invisibili di Calvino e se vi è piaciuto quel libro secondo me ci sono ottime possibilià che vi piaccia questa opera.
Ultima nota finale, un po' per tirarsela e un po' per lamentarsene: hanno immeritatamente otto ascoltatori al mese su Spotify in questo momento.
STILL
They stretch strings from the corners of the houses,
white or black or gray or black-and-white
they mark a relationship of blood,
of trade,
authority,
or love.
When the strings become so many
they can no longer get thru them,
they leave:
the houses are dismantled
the strings and their supports remain.
From a mountainside,
the refugees look at the labyrinth of strings and poles that rise in the plain.
That is the city – still
and they are nothing.
They rebuild a new city elsewhere.
They weave a new pattern of strings,
They’d like them to be more complex,
and at the same time more regular...
After a while they abandon the new city again
and take their houses
still further away.
traveling in that region,
you come upon the ruins of all the abandoned cities,
there’s no walls,
they do not last,
nor the bones of the dead,
the wind rolled them away:
spider webs
of intricate relationships - Looking for a form.